Il racconto di Salvatore Starace

Sono collages ove i pezzi di carta (giornali scelti) contengono immagini che posseggono quei segni/figurazioni che Salvatore Starace utilizza per realizzare il proprio racconto. I pezzi di giornale sono scelti non per la proprietà tonale, ma per le figure che descrivono e che tutti, insieme, realizzano (somma di sintesi di immagini). L’impaginazione è sobria, è sintetica, non sovraccarica; con pochi pezzi si disegnano forme per lo più triangolari ove, nei più riusciti lavori, si realizza un sapiente gioco di equilibrio tra pieni e vuoti.

Sono carte elaborate, ricche di accadimenti evidenti, libere da cornici e disposte in un insieme modulare, a formare un’unica traccia iconica in bilico tra la somma di foto di ovvi oggetti comuni e gli emblemi corsivi di un’ideogrammatica non altrimenti definibile.

Un fare che trae origine da una pulsione o da un sapere analogico acquisito da Starace per la sua lunga frequentazione della storia dell’arte e della storia delle religioni.

Il lavoro si dà a vedere come una sorta di inesauribile ricerca di tracce mnemoniche, qualcosa che sfugge ad un intento di definizione univoca. Perché ci sia figura occorre praticare una strategia della negazione: frattura del piano, ripetizione, chiusura della cifra.

Lello Bavenni
agosto 2002