I contrasti di Starace

A prima vista sembrano strani congegni, attrezzi da lavoro, frecce, martelli, vettori, incastonati come ombre piatte tra inserti di carte e di giornale piegati con precisione geometrica, a guisa di ermetici origami o da semplice gioco di bambini. Moduli di forme astratte che si organizzano a suggerire anche texture di mare, paesaggi, mura… Invece le sagome nere o blu montate su foglio nero che Salvatore Starace presenta in questa personale all'associazione culturale Arte immagine di Molfetta, partono da un referente preciso, fisico e meraforico. S'ispirano infatti al ponte di Seiano piccola frazione di Vico Equense sulla costiera sorrentina dove l'artista vive. Sono in particolare la decostruzione sintetica degli elementi della ringhiera di protezione, come spiega con dovizia di argomentazioni il critico Maurizio Vitello, curatore di questa mostra e convinto promoter dell'artista campano. L'operazione può essere letta a più livelli: come gioco formale, esercizio conoscitivo dello sguardo. Una conferma di questa attitudine ad un vedere strutturato viene dal curriculum formativo di Starace, che nasce come fotografo, e solo da qualche anno si è affacciato nel mondo dell'arte. Ma la scelta del tema del ponte, autorizza anche un'altra interpretazione, più simbolica e se vogliamo “etica e politica”.

L'immagine rimanda infatti all'idea di collegamento e di comunicazione, all'unione non solo tra luoghi ma anche tra punti di vista diversi (“Sguardi dal Tirreno all'Adriatico” s'intitola non a caso il ciclo). Un'unione che di questi tempi purtroppo è messa a dura prova. Può essere allora che Starace metta in scena il contrasto e la frantumazione. Per poi ricomporli in nuovo ordine, con ostinata e anacronistica fiducia nel rigore e valore della forma come modello e metodo.

Antonella Marino
la Repubblica (Bari) – 30 maggio 2004