L’esperienza creativa di Salvatore Starace

L’esperienza creativa di Salvatore Starace trova collocazione nella delibazione d’una dimensione materica che viene assorbita in un circuito definitorio che è quello dell’ordine geometrico.
Non è, tuttavia, tale ordine geometrico quello dell’astrazione, quando, piuttosto, quello della scomposizione del reale nelle sue particelle frattali, che enucleano nella partimentazione del contingente e del dettaglio, i nodi esplicativi di un ordinamento più ampio.
Questa percezione dell’unità complessiva ed organica delle cose ha consentito a Starace non solo di trovare una misura ampiamente convincente entro cui determinare la conciliazione di processualità ordinative geometricamente scandite con ansiti materici avvertiti come determinazioni dell’effemeride esistenziale, ma anche di praticare un’allungamento prospettico di quelle ragioni più propriamente frattali che costituiscono la misura dell’appartenenza del dettaglio all’intero e della configurazione del frammento com portatore delle istanze di un tutto.
Sulla scorta di tali determinazioni di pensiero, Starace ha individuato, allora, la formula variatissima e sempre inedita nei suoi aspetti singolarmente effettuali, di proposta d’un dettaglio del ponte di Seiano, prossimo al suo luogo di dimora abituale, come formula archetipa cui agganciare referenze emotive e sensoriali in un continuum narrativo, ove la  specificità contingente si fa chiave d’accesso alla conoscenza della generalità.
Non c’è concessione in Starace all’impreziosimento delle forme e la sensibilità grafemica che traspare dalla sua opera è semplicemtne il portato d’una coerenza morale e produttiva che ispira — nella continuità d’una elaborazione concettuale — una soluzione produttiva cui non s’adatta l’appellativo di formula o di emblema.

Rosario Pinto
Fra tradizione e Innovazione, volume 2, anno 2011 – ed. Napoli Nostra